Graziella Di Grezia |
PRESENTAZIONE DELL'ANTOLOGIA "MARE NOSTRO
QUOTIDIANO" PRESSO L'UNIVERSITA' DELLA TERZA ETA' E DEL TEMPO LIBERO DI
AVELLINO
SABATO 16 MARZO 2019
INTRODUZIONE CRITICA DI GRAZIELLA DI GREZIA
Mare Nostro Quotidiano ha il sapore di una preghiera della
religione dell'oggi, una preghiera al mondo che si è fatto liquido. Un liquido
incolore che percorre il quotidiano adattandosi agli eventi consueti delle
nostre vite che assumono sempre di più il connotato dell'eccezione.
Se ci siamo alimentati alla religione e alla fede della
concretezza di "nascita, vita e morte", oggi gli eventi sembrano
fluire (anche in senso Baumaniano) dall'uno all'altro senza soluzione di
continuo.
Rimane il nostro "mare" quotidiano come lo è stato
il "pane" delle preghiere che ci hanno insegnato.
Se il pane era uno, il mare è un singolare non singolo
perché composto da fiumi (come i nostri 14 poeti) in cui il singolo non perde
potere, ma lo acquista.
E' così che il mare diventano "i mari" (il più
bello dei mari fu quello che non navigammo – N. Hikmet) con molteplici
significati di inizio, vita, attesa, navigazione, pericolo, lacrime e morte.
Vita / Inizio
Filìa ci parla di "acqua densa, compatta, amniotica".
Marulli del "miracolo dell'acqua". Rondoni del "partorire
dentro". Giordano del "primo mare".
Attesa
Cannillo dice che "il mare è una promessa di
un'attesa". Ragusa che "il mare ti avrebbe aspettato".
Navigazione
Cannillo dice che "navighiamo senza riva". Glavas
"Tendo le braccia al mio mare per tenermi in braccio il tuo
navigare".
Pericolo
Argentino: "come addentano il mare i pontili".
Cannillo: "non ancora le onde del pericolo, ma come scivolando alla prima madre". Bellini:
"L'ultima onda che ti schiaccia". Zambà: "Mai vista tanta
acqua". Di Lino: "C'era un mare troppo vasto, ora nessuno verrà a
salvarci". Zaccaria: "Invecchieremo tutti assieme, le madri coi
figli, i figli con gli altri figli".
Lacrime
Gnerre: "Se ho pianto è perché sono stata al buio".
Morte
Casulli: "Il mare è il tempo dell'addio". Marulli:
"Cosa si prova a nuotare tra le braccia di Ade", "La barca della
speranza ha la forma di una bara".
Mi piace concludere con una considerazione: il mare troppo
vasto a volte non siamo in grado di gestirlo, come la difficile genitorialità
di questi tempi. Ci dice Stefania Di Lino: "C'era un mare troppo vasto /
per le tue piccole mani / ed io che volevo farti volare / non ti insegnai
neppure a nuotare".
Graziella Di Grezia,
Avellino, 16 marzo 2019
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